Il Rapporto Montagne Italia (Rubbettino) dell’Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani (UNCEM) fotografa un nuovo e promettente interesse per le aree montane del nostro Paese, alpine e appenniniche. I dati aggiornati relativi al biennio 2022 – 2023 registrano nei comuni montani italiani un saldo migratorio positivo di circa centomila abitanti, quasi centomila ingressi oltre le uscite, più del 12 per mille della popolazione: dimensioni assai più significative di quanto non si sia registrato nei momenti migliori del passato. Una circostanza da analizzare e comprendere, che sembra andare controcorrente rispetto alla vulgata che parla di un’ampia fetta di territorio italiano destinata a una lenta agonia. Al contrario, ci sarebbero un movimento e una tendenza da assecondare, e rafforzare, attraverso politiche e investimenti.
Marco Bussone, presidente di UNCEM, parla di “stagione del risveglio. Certo, è ancora una ripresa che investe il Paese in modo diseguale: questa disomogeneità segna per di più una frattura rilevante tra le regioni del nord e del centro, tutte sistematicamente con apporti migratori positivi, e quelle del sud dove il segno meno, pur circoscritto e non generalizzato, appare ancora con una certa frequenza. La discontinuità più forte con il passato è determinata dalla composizione del flusso migratorio riguardo alla cittadinanza, rispettivamente italiana e straniera. Non solo la popolazione italiana della montagna presenta - ed è una novità assoluta - un saldo positivo tra ingressi e uscite, ma questo, forte di quasi 64 mila unità, sopravanza nettamente quello della popolazione di cittadinanza straniera che con meno di 36 mila unità si riduce ulteriormente (quasi si dimezza) rispetto ai valori del quinquennio precedente, portando in evidenza la tendenza ormai presente in tutto il Paese a una progressiva riduzione dell'interesse verso l'Italia da parte dei flussi migratori di lungo raggio”.
Bussone specifica che “i dati del Rapporto si fermano al 2023. Ma con i dati del 2024 sappiamo che il saldo demografico nella zona appenninica dei crateri sismici è migliorato. Dobbiamo lavorarci. Riorganizzando scuole, trasporti, sanità, innestando progetti su agricoltura e forestazione, creando relazioni con le aree urbane, con le città dell'Appennino e la costa, con le aree montane e puntando su un bel progetto, a mio giudizio, che è APE, Appennino Parco d'Europa. A dicembre 2025 compie trent'anni e va rilanciato, incrociando conservazione degli ecosistemi, protezione, allo sviluppo. Dentro i nostri parchi, al nord come al sud, c'è conservazione delle specie, ma, unici al mondo, vi è artigianato e manifattura, formazione e innovazione. Un unicum mondiale. Che può attrarre comunità. Tanti possono essere i fattori e dovremo ancora indagarli meglio. In primis la spinta delle città che ‘fanno uscire’ chi non riesce più a stare dentro a un sistema dove cambiamento climatico e crisi economica mordono forte. I paesi del fondovalle alpino e appenninico attraggono per il loro ambiente, la dimensione comunitaria, gli spazi dove far crescere i figli. Anche la pandemia ha influito ma non è l'unico fattore. I paesi, se hanno adeguati servizi, sono attrattivi. Anche il digital divide, ridotto grazie a opportuni investimenti degli ultimi due anni, oggi non limita più come anni fa chi vuole telelavorare dai paesi”. Tuttavia, prosegue il presidente dell’UNCEM, “il Rapporto ci dice anche un'altra cosa, molto significativa. Dove vi è una governance e vi sono istituzioni solide, lo sviluppo è possibile. Si radicano opportunità, si riorganizzano servizi. Chi ci vive e chi si trasferisce trova comunione, unità, sinergie. Questo fa bene. È l'opposto della spersonificazione della grande Città, dove le periferie sono sempre più povere e rischiano la marginalizzazione. Aumentano anche nelle valli e tra paesi le sperequazioni, le disuguaglianze, ma in tanti decenni abbiamo imparato che fare ‘Comunità’ è lo scopo vero della montagna. Ora ci arrivano anche le ‘Comunità marine’. La montagna lo sa da sempre. E il legislatore, nazionale e regionale, deve favorire relazioni e interazioni anche tra Comuni. È un obbligo, foriero di importanti risultati”.
Il Rapporto “Montagne Italia” di UNCEM è costituito da 900 pagine di dati, suddivisi non solo per regione ma anche per ambito territoriale, poi analisi e approfondimenti. Di economisti, sociologi, amministratori, dirigenti pubblici. A scrivere il rapporto, coordinato da Luca Lo Bianco, sono Giampiero Lupatelli, Aldo Bonomi, Nando Pagnoncelli, Fabio Renzi ed Ermete Realacci, il Commissario per la ricostruzione del Centro Italia Guido Castelli, Antonio Nicoletti, Giovanni Cannata. La prefazione è del presidente UNCEM Bussone, l’introduzione del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli. Il Rapporto 2025 nasce nell'ambito del Progetto Italiae del Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri, attuato da UNCEM per descrivere come si manifesta la contemporaneità nelle montagne italiane tra criticità, opportunità e nuovo protagonismo. Le montagne italiane sono raccontate attraverso l’illustrazione delle dinamiche socioeconomiche che le caratterizzano e le strategie territoriali che le attraversano. Nella prima parte, mappe e dati servono a evidenziare i caratteri della montagna e la geografia delle comunità territoriali, e le loro caratterizzazioni economiche e sociali, evidenziando i processi associativi in atto. Un quadro completato dalle riflessioni argomentate e informate sul percorso fatto dalla Strategia delle Aree Interne e sulla novità dei processi in atto connessi alla Strategia delle green Community, precedute da un approfondimento sui temi dello spopolamento e del neopopolamento che molto hanno a che fare con entrambe le strategie. All'analisi delle strategie si connette anche l'approfondimento dedicato ai temi della governance, ulteriore affondo nella tematica delle green community, per esaminare le esperienze di governance in atto, inquadrare le politiche in un approccio più ampio e sistemico (il progetto Appennino Parco d'Europa) e quello relativo alla geocomunità delle piattaforme montane italiane che guarda anche alle differenze tra le Alpi e gli Appennini per evidenziare faglie e giunture e ragionare sulla prospettiva. Completano il quadro l'illustrazione di una articolata indagine sulla opinione degli italiani riguardo la montagna. Il Rapporto è arricchito da box tematici (a partire da quello sulle fragilità e sul dissesto) e commenti, oltre che da tre appendici con testi di Papa Francesco e del Presidente Mattarella.
Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica