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Il cantiere della Biennale dello spazio pubblico. Positivo il bilancio della sesta edizione, ora sguardo al futuro

06/01/2022

Un bilancio positivo, ulteriormente avvalorato dalle difficili condizioni organizzative. Emerge soddisfazione da chi ha lavorato alla sesta edizione della Biennale dello Spazio Pubblico, il cui evento conclusivo si è svolto dal 13 al 15 maggio scorsi. Si è tenuta di recente l’assemblea dei soci dell’Associazione Biennale Spazio Pubblico, che organizza l’evento e di cui l’Istituto Nazionale di Urbanistica è tra i soci fondatori, che oltre al giudizio di valore rispetto all’ultima edizione della manifestazione ha iniziato a tracciare il percorso verso la prossima. La Biennale dello spazio pubblico è infatti per caratteristiche intrinseche un cantiere sempre aperto, i cui eventi che si svolgono nel maggio di ogni biennio all’ex Mattatoio a Roma rappresentano una sorta di tappe intermedie, di confronto e bilancio. Lo sguardo è insomma sempre rivolto al futuro.

Di sicuro l’edizione del maggio 2021 è stata difficile da mettere in campo: lo svolgimento in grande prevalenza da remoto rappresenta di fatto una contraddizione rispetto alla filosofia e alle finalità dell’evento. Ne è convinto Riccardo Petrachi, presidente dell’Associazione Biennale Spazio Pubblico, che lo ritiene “caratterizzato dall’incontro e dallo scambio di idee che nel caso di una manifestazione in presenza può avvenire anche fuori delle aule dei convegni. Incontrarsi sul web non poteva che essere deficitario, ma comunque l’esito e i risultati ci hanno ripagato dello sforzo, si è trattato in ogni caso di un’importante occasione di confronto, un modo per avere il polso della situazione, anche se la sensazione dell’aula vuota, l’essere costretti a parlare davanti a una telecamera, spesso è difficile da affrontare. Siamo al lavoro per riorganizzare tutta la documentazione registrata che riprenderà forma attraverso un archivio per quanto possibile completo di interviste, contributi e atti multimediali”.

La serie di incontri e webinar (tra questi approfondimenti sulla città dei quindici minuti, su scuole e spazio pubblico, sull’accessibilità urbana, sulle opportunità offerte dall’attività ludica, tutto arricchito da una oramai consolidata dimensione internazionale che vanta tra l’altro la collaborazione con UN – Habitat) si è sviluppata attorno al tema scelto per la sesta edizione, il rapporto tra i bambini e lo spazio pubblico. Per Petrachi si tratta di una questione “destinata a rimanere attuale e centrale per molto tempo, visto che gli spazi pubblici sono spazi di conoscenza aperti soprattutto ai più giovani”. Per i contenuti della prossima edizione, spiega il presidente dell’associazione, le interlocuzioni sono avviate e “da parte mia avrei piacere a impostare un focus sugli spazi pubblici nelle grandi città. Penso alla situazione che conosco meglio, quella romana: nonostante le oggettive difficoltà di partenza le ultime amministrazioni hanno lavorato, ma senza riuscire a raggiungere il livello dei migliori modelli europei”. In generale Petrachi, per quanto riguarda le politiche e gli interventi a beneficio dello spazio pubblico, vede la situazione tutt’altro che rosea: “A dispetto del dibattito molto vivace che si è aperto all’inizio della pandemia, non vedo grandi novità. Temo che la politica nazionale si stia dimenticando di questi aspetti, tocca a noi incidere per richiamarli. Paradossalmente molte strade si sono rivitalizzate grazie alle disposizioni che hanno consentito alle attività commerciali e di ristorazione di predisporre strutture per consumare all’aperto, sempre meglio delle automobili in sosta. Queste misure dovrebbero nascere anche da istanze sociali e culturali, e non solo economiche”. 

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

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