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Vittorio Gregotti, un ricordo di Patrizia Gabellini

16/03/2020

Vittorio Gregotti se ne è andato ieri, 15 marzo, all’età di 92 anni a causa del coronavirus. Si stanno moltiplicando i ricordi sulle diverse piattaforme comunicative perché Gregotti è stato indubbiamente figura rilevante del Novecento, non solo per l’architettura moderna e l’urbanistica, ma per la cultura italiana e internazionale.

Nella sua lunga e prolifica vita ha elaborato tanti progetti, la gran parte realizzati (è di due anni fa, presso il Padiglione di Arte Contemporanea di Milano, una mostra antologica di 1.200 lavori, dal 1951 al 2017, suoi e dello studio Gregotti Associati), e una trentina di libri (editi da case editrici prestigiose e spesso tradotti in più lingue) ai quali ha consegnato riflessioni che toccano importanti temi della contemporaneità, ancorché sempre ricondotti all’architettura, al suo farsi e al suo “territorio” (Il territorio dell’architettura,del 1966, è indubbiamente un testo fondativo).

Professore a Palermo, Milano e all’Istituto universitario di architettura di Venezia, poi visiting professor in numerose università straniere, per molte generazioni Vittorio Gregotti è stato un riferimento.

Nella storia dell’urbanistica italiana è entrato in maniera autorevole con la direzione della rivista “Casabella” che ha tenuto dal 1982 al 1996, con la trasformazione dell’ex area industriale Pirelli Bicocca (1985-2007), dopo aver vinto un concorso a inviti dove si confrontò con altri 9 progettisti di fama internazionale, poi con il piano di Torino (1987-1995), un piano che ha saputo intercettare condizioni politico-amministrative favorevoli per cambiare la struttura e la forma di una grande città italiana.

Sono stati anni nei quali, in collaborazione con Augusto Cagnardi, Gregotti è stato impegnato nella progettazione di altri piani italiani come quelli di Arezzo e Livorno (restituiti nel libro Un senso nuovo del piano. Piani regolatori Gregotti Associati, 1995). Non a caso se ne discusse sul n.104 di “Urbanistica”, dove lo stesso Gregotti prese posizione rispetto ad alcuni nodi allora ampiamente dibattuti.

Nell’insieme un lascito che contraddistingue una stagione nella quale il modo di fare urbanistica e di concepirla, in Italia e in Europa, ha subito una fondamentale torsione, quando i temi della modificazione, del progetto urbano, dell’architettura del piano hanno caratterizzato la discussione in urbanistica e la rivista diretta da Gregotti diede spazio a una riflessione critica sugli “usi stanchi e ideologici” dei suoi metodi e obiettivi.

E’ in questo lasso di tempo che è stato intenso il confronto con gli urbanisti, anche attraverso lo stretto dialogo instaurato con Bernardo Secchi, editorialista di Casabella fin dal 1982 e poi anche direttore di Urbanistica dal 1987 al 1993.

Vittorio Gregotti è stato anche tra i primi italiani a realizzare in Cina una città nuova di 100.000 abitanti a 30 kilometri da Shanghai, Pujiang (2001-2017), con un progetto nel quale non è difficile riconoscere le radici della cultura urbanistica occidentale e italiana in particolare. La proposta per una nuova città in Ukraina, dei primi anni 90, può considerarsi preludio della successiva operazione cinese.

Un’eredità, quella di Vittorio Gregotti, che per la vastità dell’opera, la sua estensione tematica, la sua intrinseca coerenza, l’ampia divulgazione, si presterà certamente a molte rivisitazioni.



Patrizia Gabellini, Milano 16 marzo 2020.