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Verde urbano, le novità legislative

09/05/2020

In Europa, negli ultimi vent’anni, il verde è diventato un elemento essenziale della pianificazione sia a scala metropolitana che comunale. Dal London Green Infrastructure Plan alla strategia di adattamento ai cambiamenti climatici di Almada (Portogallo) alla rete di infrastrutture urbane verdi per la biodiversità forestale ad Helsinki (Finlandia), dalla pianificazione dell’infrastrutture del verde urbano  di Utrecht (Paesi Bassi) al Piano verde-blu di Malmö (Svezia) a dimostrazione che oramai in Europa la pianificazione del verde rappresenta una leva strategica per la qualità della vita nelle aree urbane.

In Italia, invece, la pianificazione del verde assume un ruolo marginale per la qualità della vita dei cittadini anche se è diffusa la percezione di una scarsa qualità dell’aria, di un pessimo trasporto pubblico e privato, di una forte dispersione della risorsa idrica, dei rifiuti, di un continuo consumo di suolo e di una cattiva gestione del patrimonio arboreo e naturale. Nonostante ciò gli strumenti di pianificazione, soprattutto a livello comunale, considerano il verde un elemento trascurabile nei processi di programmazione territoriale, computabile quasi unicamente per soddisfare gli standard urbanistici. Il Piano del Verde è facoltativo nel nostro ordinamento ma renderlo obbligatorio potrebbe rivelarsi strategico non solo per la manutenzione e l’implementazione del verde in città, non solo utile a contrastare possibili cambiamenti climatici, ma per realizzare quella necessaria infrastruttura verde urbana che consentirebbe di transitare verso modelli di città più sane e sostenibili.

Tuttavia, i recenti decreti sul verde urbano (i Criteri Ambientali Minimi del 06/02/20 e il DM Verde pubblico dell’11/03/20) dimostrano un interesse crescente sul tema del verde urbano anche nel nostro paese.