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Il 15 giugno il webinar INU sulle proposte di rilancio del Paese. Il presidente Talia: “Decisiva la dimensione territoriale”

10/06/2020

“Superare l’emergenza e rilanciare il Paese”, il webinar di approfondimento organizzato e promosso dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (lunedì 15 giugno alle 9.30 sarà in diretta sulla pagina Facebook e sul sito web dell’INU) si svolge in una fase particolarmente intensa del dibattito pubblico, politico e istituzionale sulla ripartenza del Paese. Il comitato di esperti guidato da Vittorio Colao ha appena presentato un insieme di proposte, ed è imminente la partenza dei cosiddetti Stati generali annunciati dal presidente del Consiglio.  Al centro delle elaborazioni, avvenute e che verranno, la consapevolezza che lo choc pandemico che ha colpito il Paese possa costituire, anche alla luce delle mutate condizioni a livello di Unione europea, una opportunità di riorganizzazione secondo un modello più innovativo. L’INU le sue proposte le ha presentate, un mese fa, e il webinar del 15 giugno sarà l’opportunità per discuterle con un parterre di rilievo: il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut, il portavoce di ASviS Enrico Giovannini (componente tra l’altro del comitato Colao), l’economista e coordinatrice del Forum Economia della Cgil Laura Pennacchi, il sociologo Mauro Magatti. 

Il presidente dell’INU, Michele Talia, che coordinerà la discussione, la inquadra oggi alla luce delle proposte del comitato di Colao. Gettando uno sguardo su queste si possono comprendere meglio anche la portata e gli obiettivi del documento dell’INU. Per Talia quella guidata da Colao è una operazione da ritenersi senza dubbio “interessante, grazie al tentativo di approfondire molte tematiche in modo innovativo. Non lo chiamerei tuttavia un piano, sebbene venga da molti così definito. Lo considero al contrario uno studio propedeutico, in quanto non vengono indicati né i costi né i tempi, ma tende a prevalere un approccio metodologico. E’ dunque inevitabile che in sede politica e tecnica queste proposte verranno modificate, approfondite e, per così dire, montate assieme per arrivare a costituire una vera e propria strategia”. 

Passando ad analizzare nel dettaglio i contenuti più significativi, il presidente dell’INU rileva “innanzitutto un limite del dibattito pubblico che abbiamo già esplicitato anche nel nostro documento, ovvero la mancanza totale di una dimensione territoriale nelle proposte che vengono avanzate. Essa nasce non solo dalla assenza di una specifica sensibilità, ma anche dalla mancata mobilitazione di alcune indispensabili competenze tra i componenti del comitato di esperti che è stato messo al lavoro. Faccio alcuni esempi: si propone di concentrare importanti risorse nella realizzazione di nuove infrastrutture, ma non si individuano con precisione i segmenti della rete infrastrutturale da privilegiare; è totalmente assente un riferimento a questioni fondamentali come la strategia per le aree interne, la riorganizzazione delle politiche per le aree metropolitane, il rapporto tra le aree forti e le aree deboli del Paese. Addirittura lo stesso termine 'territorio' quasi non viene utilizzato, e quando accade esso viene considerato più come una complessità che rischia di intralciare la strada dell’attuazione delle politiche pubbliche, e non invece una straordinaria opportunità”. 

Talia rileva inoltre che lo schema Colao appare spesso “centralistico, tanto che molte delle iniziative sono demandate alla Presidenza del Consiglio, con la conseguenza di prevedere un limitato coinvolgimento delle Regioni e del sistema degli enti locali. Infine non mancano le contraddizioni nel materiale prodotto, per cui da un lato si parla delle opportunità offerte dal modello seguito per la realizzazione del Ponte di Genova, ma altrove si sottolinea come procedure di questo tipo debbano essere applicate solo in circostanze eccezionali”. 

Benché le proposte del comitato Colao “dimentichino” la dimensione territoriale delle politiche pubbliche, Talia individua alcuni punti di contatto con il documento dell’INU che verrà discusso il 15 giugno, soprattutto per quanto riguarda la convergenza sulla proposta di rafforzare la pubblica amministrazione mediante il potenziamento delle risorse umane e la digitalizzazione delle procedure tecnico - amministrative. Ma la prospettiva in cui è inserita tale proposta è molto diversa perché “nell’approccio che noi utilizziamo - insiste il presidente dell’INU – si ribadisce con forza che la pubblica amministrazione dovrà affrontare in questa fase una sfida importante e decisiva, riconducibile alla circostanza per cui l’Italia si troverà presto nella condizione di gestire un flusso di risorse finanziarie decisamente inconsueto. E se tale condizione può apparire indubbiamente favorevole, non dobbiamo dimenticare che ciò richiederà uno straordinario potenziamento della nostra capacità di spesa, e quindi delle strutture tecniche che dovranno portare avanti investimenti senza precedenti ribaltando un tradizionale handicap, per effetto del quale siamo soliti occupare uno degli ultimi posti a livello europeo nell’impiego dei fondi strutturali. In definitiva va portato avanti un duplice impegno: da un lato bisogna rafforzare la pubblica amministrazione, sia in termini di personale che di competenze, ma dall’altro occorre semplificare l’iter seguito nell’istruttoria e nella approvazione degli investimenti pubblici. E’ vero che questa seconda necessità viene evidenziata anche nelle proposte del comitato, ma segnalo il rischio in questo caso di un pericoloso travisamento, che denuncia la volontà di imboccare la strada della semplificazione brutale e l’abolizione di una serie di controlli”, che puntano come è noto a salvaguardare interessi fondamentali sotto il profilo culturale, ambientale e paesaggistico. 

Talia individua nella correzione di questo “travisamento un possibile contributo dell’INU e, insieme, nella necessità di affrontare una questione che ritengo decisiva e colpevolmente trascurata. Anche oggi che si parla sempre più spesso della necessità di aderire al Green New Deal, non si riesce quasi mai a collegare questa strategia ai problemi e alle sfide del cambiamento climatico. Ma noi non dobbiamo dimenticare che, passata l’emergenza Covid, dovremo probabilmente affrontare nuovi rischi e calamità naturali, governando la capacità dei territori e delle città di adattarsi al cambiamento climatico. Ne consegue la necessità di abbandonare al più presto la logica dell’emergenza e della eccezione, e di perseguire un piano più ambizioso di messa in sicurezza dell’intero Paese”.


Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica