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Da Scampia a Caivano? Storia di una rigenerazione possibile

04/10/2023

Il gravissimo caso di violenze ai danni di due cuginette arrivato all’attenzione pubblica nell’agosto scorso, a Caivano, nell’area metropolitana di Napoli, ha riaperto ancora una volta il dibattito sulla questione del degrado delle periferie e sulle strategie possibili di rigenerazione. Si mescolano aspetti che riguardano la sicurezza e la pianificazione e la progettazione urbana. Può essere utile raccontare quanto accade a Scampia, quartiere dell’area nord di Napoli, divenuto già alla fine degli anni Novanta simbolo, assieme ad altri, di contesti territoriali che soffrono di forte marginalità, in cui il ruolo della criminalità, causa ed effetto, è preponderante. 

Gilda Berruti, componente del Consiglio direttivo della sezione Campania dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, è coinvolta nel gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura dell'Università Federico II per il supporto scientifico al progetto tuttora in fase di realizzazione per la rigenerazione di Scampia. Fa notare in premessa una possibile connessione: “La questione di Caivano si è iniziata a porre dopo le faide di camorra dell’inizio degli anni Duemila e la successiva risposta delle istituzioni, oltre che del mondo associativo, che ha cominciato a lavorare con costanza alla riappropriazione degli spazi in abbandono a Scampia. Tutto questo ha determinato uno spostamento del degrado e della criminalità, e Caivano è stata uno degli approdi”.

Ma la storia della nuova fase di Scampia (in apertura una fotografia recente, di Giorgia Arillotta) comincia prima, dice Berruti: “Nella seconda metà degli anni Novanta le vele, parte di un complesso residenziale pubblico realizzato a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, vengono dichiarate inabitabili e inizia una fase di programmi e strategie di riqualificazione. E’ in corso un progetto di rigenerazione urbana (Restart Scampia) che il Comune di Napoli ha ripreso aggiornandolo dalla partecipazione al bando periferie per attrarre i finanziamenti a disposizione nei Piani urbani integrati del PNRR. Obiettivo è attuare un percorso che prevede la realizzazione di alloggi pubblici, spazi aperti, attrezzature collettive, con forme di gestione non convenzionali che coinvolgano gli abitanti. Sono presenti strategie inclusive e di accompagnamento sociale per il passaggio degli abitanti dalle vele agli edifici sostitutivi”.

Le complessive sette vele sono originariamente situate nei lotti L e M del Piano di Zona L. 167/1962 di Scampia. Del primo ne facevano parte tre, che sono state abbattute e sostituite con nuove case per i loro abitanti e con la sede universitaria di Scienze infermieristiche. Nel lotto M sono al momento “superstiti” tre vele, ma ne rimarrà solo una che ospiterà funzioni per la collettività. Oggi il sindaco di Napoli parla di un modello da applicare anche a Caivano. “Di certo – dice Berruti – il contesto è caratterizzato da molta povertà e da un numero rilevante di abitanti che hanno diritto a un alloggio popolare, da un tessuto sociale molto forte che si batte in numerosi ambiti, dall’impegno delle istituzioni. È in corso un lavoro fianco a fianco per rigenerare Scampia. Il tempo dirà se l’esito sarà soddisfacente, le premesse sono buone”.

In generale, conclude, “quando si opera per la rigenerazione urbana è fondamentale tenere conto di tutti gli aspetti, certo quello edilizio, ma anche il sociale, le opportunità di lavoro. Bisogna trovare il modo di dare agli abitanti l’occasione di mettere in campo le loro competenze. Occorre anche un impegno di conoscenza e ascolto del territorio. Sono tutti elementi da mettere in gioco nel processo di trasformazione”. 

 

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica