Se riflettiamo sull’attualità della crisi economica, che così pericolosamente si è spostata dai debiti privati a quelli pubblici, riusciamo a vedere chiaramente l’epilogo di un profondo mutamento che si è voluto produrre in un tempo davvero troppo breve per la struttura delle nostre società: lo sganciamento, prima, dalla ideologia dello Stato animata dalle diverse declinazioni e forme di centralismo democratico e, ora, dalla ideologia del mercato che ha nella competizione e nell’individualismo etico e politico la sua più perfetta sintesi. Oggi noi siamo di nuovo soli con noi stessi, con la nostra personalità e unicità umana e dobbiamo saper ripartire dalla nostra capacità di osservazione, di come i fatti, in questo caso un fatto sociale come la città, siano veramente.
Cominciamo dunque con l’osservare l’oggetto della nostra ricerca, la città, che ci appare come un sistema dinamico in grado di trasformare stock di materie, ad es. quelle per le produzioni industriali, agricole o del terziario avanzato, in flussi di materie da scambiare ad es. energia, cibo, informazioni. (Odum, System Ecology, Wiley New York, 1983). La capacità di generare tali flussi dipende, certamente, dalla quantità degli stock, ma sorprattutto dal rendimento e dall’efficienza delle reti di scambio. Data una quantità fissa di stock, nel tempo, si possono avere incrementi nei flussi di materie scambiate, solo aumentando l’efficienza delle reti. Ne deriva un incremento generale della capacita del sistema urbano e territoriale di trattenere risorse e la propensione a generare meccanismi virtuosi atti a sostituire risorse non-rinnovabili con quelle rinnovabili.
La osservazione delle proprietà evolutive e dinamiche delle correlazioni reticolari di un sistema urbano vengono oggi declinate come smart cities in cui vivono smart cititzens, fra loro interconnessi tramite smart grids che nella definizione della Commissione Euoropea è “una rete elettrica ottimizzata cui si aggiungono la comunicazione digitale bidirezionale fornitore-consumatore e sistemi di misurazione e controllo” che rappresenteranno “l’asse portante del futuro sistema energetico senza emissioni di CO2, [e] permetteranno di sfruttare enormi volumi di energia rinnovabile – sia offshore che terrestre – e di integrare nel sistema anche i veicoli elettrici” (Bruxelles, 12.4.2011, COM 202 definitivo, 2 ss).
Città e reti intelligenti costituiscono gli assi portanti della futura crescita economica europea, sempre più legata all’innovazione in materia di prodotti e servizi destinati ai cittadini e alle imprese. Ma in questo quadro non viene considerata l’esistenza del continuo flusso di energia vitale che proviene dai sistemi agricoli-rurali e dai sistemi agricoli vicini ai nostri centri urbani, l’agricoltura periurbana, che ci impedisce di degradare e di proseguire nella nostra storia evolutiva.
Le campagne periurbane rappresentano l’anello mancate della evoluzione urbana verso stadi più sicuri, sostenibili e davvero intelligenti. Il tema dell’EXPO 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, ad esempio, spalanca le porte delle metropoli a campi coltivati e orti, ad agricoltori, silvicoltori e pescatori, a simboli e patrimoni quasi dimenticati che oggi devono ritrovare un nuovo spazio non ai confini, ma negli spazi interstiziali e di prossimità dei nostri contesti urbani. L’invito è dunque ad osservare le interazioni fra gli spazi urbani e periurbani, e fra quelli periurbani e quelli agricoli-rurali, nella prospettiva di definire modelli d’organizzazione reticolare a tutela dell’agricoltura di prossimità e con ciò stesso a tutela di tutto quel bios che da millenni cattura l’energia del sole e la trasforma in cibo, materiali e lavoro, concedendo a tutti noi la possibilità di vivere.
Luca Fondacci